CHIRURGIA DELLA MANO

Mano > Dito a scatto

DITO A SCATTO

Il fenomeno del dito a scatto è dovuto ad un ostacolo allo scorrimento dei tendini flessori, manifestazione oggettiva di un processo di infiammazione cronica con conseguente ispessimento delle pareti del canale nel quale i tendini stessi scorrono durante i movimenti di flessione ed estensione delle dita. 
Il bloccaggio, sovente doloroso, compare soprattutto alla mattina. Il dito si blocca flesso sul palmo e si sblocca in estensione bruscamente e, a volte, resta in flessione o in estensione per un tempo più o meno lungo. 
Definita anche Malattia di Notta, si osserva a tutte le età della vita e anche i neonati a volte ne sono colpiti. Più dita possono essere colpite contemporaneamente o in tempi successivi. Il dito a scatto può comparire contemporaneamente ad una sindrome del tunnel carpale. Il trattamento con infiltrazione di cortisone permette un miglioramento notevole, sovente transitorio, negli stadi iniziali ma non può essere ripetuto per più di due volte ed è sconsigliabile al pollice. 

L'intervento chirurgico, con una piccola incisione sul palmo della mano alla base delle dita, permette di allargare il canale dei tendini(puleggiotomia). L'operazione, fatta in anestesia locale, dura 10 minuti. Lo scatto scompare immediatamente. Le dita devono essere mobilizzate immediatamente. La medicazione lascia libere le dita ed é necessaria per 10 giorni fino alla rimozione dei punti. La rieducazione è facoltativa e di solito non necessaria. 
La ripresa dell'attività è possibile dopo 15 giorni dall'intervento.

FISIOPATOLOGIA DEL DITO A SCATTO

TRATTAMENTO
PULEGGIOTOMIA A1 DELLE DITA LUNGHE

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Mano > Malattia di De Quervain

MALATTIA DI DE QUERVAIN

Per sindrome di De Quervain in campo medico, si intende una forma particolare di tendinite (infiammazione del tendine), caratterizzata da restringimento (stenosi) o tumefazione dell'estensore breve e dell'abduttore lungo del pollice. Riguarda la guaina dei tendini estensori del pollice, che si trova a livello della stiloide radiale, si avrà una discrepanza tra contenente e contenuto per cui il tendine non riuscirà più a scorrere liberamente creando dolore nei movimenti di estensione del pollice.
Fra i sintomi il più comune è il dolore nella regione della stiloide radiale che si scatena se si muovono le zone interessate (polso e pollice).
Per una corretta diagnosi risulta sufficiente il test di Finkelstein che consiste nell'ulnarizzazione forzata del polso con una recrudescenza della sintomatologia.
Con questo test si provoca uno stress su ALP ed EBP ponendo il pollice nel palmo di una mano chiusa a pugno e poi deviando ulnarmente il polso. Una tenosinovite modesta si può presentare con il solo dolore all’estensione contro resistenza della MCF del pollice.Una ecografia mirata sulla stiloide radiale conferma la diagnosi.

Il trattamento nei casi più lievi prevede un trattamento  di tipo riabilitativo : il soggetto ha bisogno di riposo e ghiaccio ,  la somministrazione di farmaci  FANS e fkt dovrebbero essere sufficienti. Se non dovesse bastare si immobilizza la zona interessata e si usano  corticosteroidi per via infiltrativa. Nei casi più resistenti e’ necessario l’intervento chirurgico di apertura della puleggia in anestesia locale , tecnicamente di semplice esecuzione se si rispettono i rami sensitivi del nervo radiale e ci si ricorda dell’esistenza della variante di Christie-Wulle presente nel 30% dei casi .

Variante di Wulle

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Mano > Sindrome del tunnel carpale

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE

La sindrome del tunnel carpale (ingl. Carpal tunnel syndrome o CTS) è una neuropatia dovuta all'irritazione o alla compressione del nervo mediano nel suo passaggio attraverso il canale carpale.
Questo è una cavità localizzata a livello del polso. In posizione anatomica abbiamo posteriormente le ossa carpali e anteriormente il legamento trasverso del carpo. Nel tunnel così formato passano, oltre al nervo mediano,  i tendini dei muscoli flessori delle dita.
La sindrome è dovuta più frequentemente all'infiammazione cronica della guaina tendinea dei flessori (tenosinovite), che comprime il nervo mediano. Può manifestarsi in corso di gravidanza, nei soggetti affetti da ipertiroidismo , nei soggetti affetti da connettiviti (es. artrite reumatoide) e nei soggetti dializzati. E’ più frequente  nei soggetti che utilizzano le mani per lavori di precisione e tipicamente ripetitivi.
La sindrome si manifesta più spesso nei soggetti femminili ultraquarantenni, con disturbi della sensibilità che colpiscono le prime 3 dita e metà del quarto dito della mano .Tali disturbi, che si presentano prevalentemente durante la notte , possono evolvere nei casi più gravi in una progressiva ed irreversibile perdita della sensibilità dal lato volare delle prime 3 dita  seguita nei casi più gravi da ipo-atrofia dei muscoli della mano (muscoli tenari).  Clinicamente il dolore e le parestesie possono essere evocati attraverso la percussione fasica a livello del tunnel carpale (segno di Tinel). Se il paziente lamenta la comparsa di scosse il segno è da considerarsi positivo. Altro segno caratteristico è la manovra di Phalen che consiste nel tenere iperflessi i polsi l'uno contro l'altro per 1 minuto: la comparsa di parestesie è da considerarsi un segno positivo per la sindrome. La valutazione clinica della sindrome avviene attraverso la raccolta dei sintomi lamentati dal paziente e attraverso le manovre ortopediche sopracitate. La diagnostica consente di porre diagnosi di malattia con certezza utilizzando l'EMG (elettromiografia) . Un nervo alterato, perché compresso, infatti ha un particolare segnale alterato alla EMG, facilmente individuabile. Il trattamento è medico attraverso una oculata infiltrazione di cortisone nelle fasi iniziali e l’utilizzo di un tutore notturno. Quando la sindrome è cronica è preferibile il trattamento chirurgico in anestesia locale che consiste in una  neurolisi del nervo al carpo ( con sezione del legamento trasverso del carpo) attraverso una piccola incisione cutanea (1-2 cm) in sede  volare. Ad intervento eseguito il dolore si risolve velocemente, mentre le parestesie possono perdurare anche per alcune settimane in quanto il nervo, quando molto compresso, recupera molto lentamente. Se la compressione è durata troppo a lungo con una atrofia muscolare il  recupero e’parziale e sulla sola componente sensitiva.

Componente ossea del canale carpale

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Mano > La malattia di Dupuytren

È la patologia conseguente all'ispessimento e retrazione dell'aponeurosi (fascia) palmare che progressivamente diminuisce l'estensione delle dita. Nell'80% dei casi riguarda il sesso maschile, può esserci una predisposizione familiare, può essere favorita e aggravata da lavori manuali pesanti, o da patologie come diabete, alcolismo, o farmaci tipo "Gardenale".
Classificata come fibromatosi, può essere associata alla fibromatosi plantare (M. di Ledderhose) ed a quella peniena (M. di Lapeyronie)
Considerando che la malattia inevitabilmente progredisce e si aggrava, quanto più si interverrà precocemente, tanto più i risultati saranno migliori.

  • Possibili risoluzioni della malattia:
  1. Trattamento chirurgico classico
  2. Trattamento medico "all'ago" (cordotomia percutanea )
  3. Trattamento infiltrativo con enzima collagenasi (xiaflex) 
  • Trattamento chirurgico classico, abbiamo:
    • Anestesia generale o loco-regionale del braccio;
    • Ricovero ospedaliero per 24~48 ore;
    • Larga apertura, unica o multipla, delle dita e del palmo della mano per l'asportazione della fascia palmare ispessita e retratta;
    • Cicatrizzazione cutanea di 2 settimane;
    • Riabilitazione di 1~2 mesi;
    • Utilizzo di tutore notturno per le dita operate;
    • Sospensione del lavoro di 1~2 mesi per i lavoratori manuali

     

  • Trattamento medico o medico-chirurgico "all'ago": è una tecnica mini-invasiva, consiste nella sezione multipla della sclerosi aponeurotica, ispessita e retratta, eseguita con un ago. Con la tecnica "all'ago" abbiamo:
    • Anestesia locale;
    • Senza ricovero, in day-hospital;
    • Tecnica mini-invasiva, senza apertura delle dita e del palmo della mano: l'ago taglia in sotto-cutaneo la fascia palmare retratta in diversi punti e quindi si allunga normalmente;
    • Nessun tempo di cicatrizzazione;
    • Minima riabilitazione;
    • Nessuna sospensione del lavoro;
    • Raramente si utilizzerà un tutore notturno.
Questa tecnica è, purtroppo, molto spesso dimenticata o non conosciuta dagli specialisti, per cui troppi malati non possono beneficiarne . Uno studio policentrico ha evidenziato che le recidive sono paragonabili a quelle dell’intervento tradizionale.

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Mano > Rizoartrosi o Artrosi trapezio metacarpale

L'Artrosi è una malattia caratterizzata dalla lenta e progressiva degenerazione della cartilagine articolare. In un'articolazione normale la cartilagine articolare riveste le ossa permettendo a queste di scivolare l'una sull'altra senza alcun attrito. Se la cartilagine progressivamente si consuma il movimento tra le ossa avviene con attrito provocando dolore   

La Rizoartrosi. Quando l'artrosi interessa l'articolazione trapezio-metacarpale situata alla base del pollice si parla di Rizoartrosi . La malattia colpisce più frequentemente le donne degli uomini e fa solitamente la sua comparsa dopo i 40 anni.

Sintomi. Il sintomo principale è costituito dal dolore che compare quando il paziente esegue semplici movimenti di prensione con il pollice come per esempio rimuovere il coperchio di un barattolo, girare la chiave in una serratura, afferrare la maniglia di una porta, aprire la porta dell'auto.
Il dolore può anche comparire spontaneamente con il cambiamento del tempo, in particolare in presenza di umidità. Il dolore viene inoltre risvegliato dalla pressione diretta sull'articolazione alla base del pollice.
Con il passare del tempo la riduzione della forza espressa durante la prensione diventa sempre più marcata e il dolore compare nello svolgimento di attività manuali sempre più leggere.
Caratteristica della rizoartrosi è anche la comparsa nelle fasi iniziali di un rigonfiamento alla base del pollice seguito da un progressivo spostamento della base del pollice verso l'esterno.
Con il progredire della malattia l'apertura del pollice verso l'esterno si riduce rendendo sempre più difficoltoso afferrare anche piccoli oggetti. Come fenomeno di compenso l'articolazione intermedia del pollice, la metacarpofalangea, s'iperestende nel tentativo di consentire alla mano di afferrare oggetti più grossi e il pollice assume una deformità caratteristica definita "pollice a zeta".

Trattamento

Nelle forme iniziali, il dolore e l’instabilità articolare possono essere controllati con tecniche conservative, mediante l’uso di un tutore di plastica rigida, che serve a mantenere il pollice in posizione corretta, indossato durante la notte e, nelle fasi acute,per qualche ora durante il giorno, insieme a trattamenti anti-infiammatori locali come l’ultrasuonoterapia, la laserterapia, o similari.
L’uso di farmaci anti-infiammatori cortisonici o non cortisonici può essere
sporadicamente considerato allo scopo di diminuire il dolore nelle fasi acute della malattia.
Nei casi nei quali il trattamento conservativo non è sufficiente a controllare i sintomi  e l’articolazione va incontro a gravi fenomeni degenerativi , con progressiva distruzione articolare, la chirurgia può offrire diverse soluzioni.
In linea generale, lo scopo della chirurgia è quello di eliminare o ridurre il dolore e stabilizzare l’articolazione distrutta, restituendo al pollice una migliore funzione globale rispetto alle condizioni preoperatorie, funzione che non sarà però mai uguale a quella originale. Esistono numerose tecniche che il Chirurgo può adottare in base alla gravità del danno articolare e alla propria esperienza. Ricordiamo le tecniche più comunemente utilizzate.
In caso di danno articolare limitato alla sola articolazione trapezio-metacarpale, può essere eseguito un intervento di “fusione” articolare (cosiddetta “artrodesi”), che si ottiene unendo la base del 1° metacarpo all’osso trapezio con cambre (cioè graffette metalliche) o altri mezzi di sintesi (placche e viti, fili di Kirschner): l’intervento, se coronato da successo, consente di eliminare il dolore e recuperare una buona forza nelle attività del pollice al prezzo di una modesta riduzione della mobilità, solitamente ben accettata dai Pazienti grazie alla funzione delle altre articolazioni del pollice che vicarianoin grande parte il movimento dell’articolazione eliminata. D’altra parte l’intervento è indicato in caso di distruzione dell’articolazione, quindi in una condizione di grave
limitazione funzionale causata dalla malattia stessa.
 In caso di danno esteso all’intero osso trapezio tale soluzione non è praticabile: sarà necessario ricorrere ad altre tecniche che possono prevedere l’asportazione completa dell’osso trapezio e la ricostruzione del’articolazione con tecniche di artroplastica biologica (cosidetta “artroplastica in sospensione”) oppure con protesi di varia tipologia(in silicone, pirocarbonio pirodisk , metalliche). Tali ricostruzioni articolari offrono un raggio di movimento leggermente superiore, ma sono caratterizzate da una minore stabilità articolare e quindi minore forza.
Gli interventi per rizoartrosi sono eseguiti in anestesia regionale (anestesia del plesso brachiale) o generale, hanno una durata di 30-60’ e possono essere eseguiti in regime di day surgery (senza pernottamento del Paziente) o con una notte di degenza.
Dopo questi interventi sono necessari un periodo di immobilizzazione di 4 o 5 settimane e, in seguito, una terapia riabilitativa la cui durata richiede solitamente due mesi.
Per ottenere buoni risultati è indispensabile che la riabilitazione venga eseguita con grande attenzione da Fisioterapisti competenti in tema di chirurgia della mano.
Rischi generici
L' intervento comporta i rischi comuni a tutti gli interventi chirurgici, legati al tipo di anestesia, all'età del Paziente e alle sue condizioni generali.
Rischi specifici
Le complicanze locali più frequenti relative a questi interventi possono essere distinte in immediate e tardive.
Complicanze immediate:
- sanguinamento, con conseguente ematoma;
- lesione dei tendini nell’area del pollice;
- lesione di rami nervosi, in particolare i rami sensitivi del nervo radiale, con
successive alterazioni dolorose della sensibilità (parestesie, zone di ipoestesia
o anestesia);
- infezione superficiale o profonda, con deiscenza (cedimento dei punti) della
ferita chirurgica, necessità di asportazione dei mezzi di sintesi o di protesi,
notevole allungamento dei tempi di guarigione;
- “algodistrofia”: fenomeno complesso provocato da una anomala risposta al
dolore, che può comportare gravissime alterazioni anatomo-funzionali dell’intera mano, a volte non risolvibili.
Complicanze tardive:
- nel caso di interventi di artrodesi, l’intolleranza al mezzo di sintesi oppure la
mancata fusione delle ossa possono richiedere un reintervento;
- nel caso di interventi con protesi, sono possibili il rigetto o l’intolleranza alla
protesi, la lussazione della protesi (anche dopo poco tempo dall’impianto);
- nel caso di interventi di artroplastica biologica, sono da considerare il cedimento dell’artroplastica e il reintervento;
- in tutti i casi è possibile che si verifichi la persistenza del dolore.
Ogni tecnica chirurgica proposta, presenta percentuali di successo variabili dal 90% al 95%, secondo le varie fonti statistiche, cui corrispondono, ovviamente, percentuali di insuccesso del 5%-10%; questa quota non trascurabile di insuccessi è legata alla variabilità della risposta di ciascun Paziente all’atto chirurgico, all’evoluzione del decorso postoperatorio e dei processi di riparazione tessutale e non dipende da una errataesecuzione dell’intervento chirurgico.

 Tecnica personale: Artroplastica in sospensione sec. Weilby mod. Ceruso

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Mano > La cisti artrogena della mano

Le cisti gangliari sono tumefazioni molto comuni che a volte crescono nella mano e nel polso. Le cisti si trovano generalmente sul dorso del polso , ma si possono anche trovare sul lato palmare del polso, sulla articolazione terminale di un dito (cisti mucosa) ed alla base di un dito. Le cisti gangliari di solito derivano dalle articolazioni adiacenti . Non vi e' una causa specifica. Queste cisti possono essere dolorose specialmente appena compaiono e con l'uso ripetuto ed esagerato della mano e del polso. Queste cisti sono di natura benigna. 
La diagnosi delle cisti gangliari e' essenzialmente basata sull'esame clinico. Si puo' eventualmente effettuare una radiografia per valutare lo stato delle articolazioni vicine ed in casi selezionati una ecografia per valutare i rapporti con le strutture vicine. Il trattamento è basato sulla valutazione del dolore, del movimento e dell'aspetto estetico. Risolutivo e' l'intervento chirurgico che consiste nell'asportazione della cisti . 
Il trattamento viene fatto con ricovero in Day Surgery. Lo scopo della chirurgia, che puo` essere effettuata per via tradizionale a cielo aperto o artroscopica in alcuni casi, e` di eliminare la causa della cisti. Questo puo' richiedere la rimozione di una porzione della capsula articolare o della guaina tendinea adiacente alla cisti. 
Se quest'ultima era a livello del polso si consiglia l'uso di un tutore secondo quelle che sono le indicazione del fisioterapista. Il recupero della piena attivita' e diverso a seconda del paziente e dovra` essere conseguito seguendo un protocollo riabilitativo. Nonostante la terapia chirurgica sia quella ottimale le cisti a volte possono ritornare a causa di una perdita di resistenza della parete capsulare dell’articolazione del polso per cui se ne possono formare di nuove anche nel giro di pochi mesi.

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Mano > Le cisti mucoide

Piccola neoformazione che compare solitamente tra la 5a e la 7a decade di vita alla base dell'ultima falange delle dita. Origina dalla capsula articolare dell'articolazione interfalangea distale. La comparsa della cisti può essere preceduta dalla comparsa sull'unghia di strie longitudinali che rappresentano un quadro di distrofia ungueale causato dalla compressione della cisti, non ancora visibile, sulla matrice ungueale. La cute che ricopre la cisti è spesso molto sottile e arrossata La cisti mucoide può essere isolata o comparire associata ai noduli di Heberden.


Esami strumentali. L'esame radiografico può rivelare la presenza di becchi osteofitosici che sono la causa dei noduli di Heberden, spesso associati alla cisti mucoide, e della deformità caratteristica che assume la falange distale quando viene colpita dall'artrosi.
Trattamento. Il trattamento consiste nell'asportazione chirurgica della cisti e dell'eventuale osteofita associato e viene effettuato in anestesia locale ed in regime di day-hospital. E' consentita l'immediata ripresa del movimento del dito.

 

Mano > Le cisti della puleggia

Neoformazione della dimensione di un pisello che compare solitamente alla base di un dito, al passagio con il palmo della mano. Origina solitamente dal tratto prossimale del canale digitale di scorrimento dei tendini flessori e precisamente da un'ispessimento del canale stesso, definito come puleggia di riflessione.


Sintomi. La cisti non si muove con la flessione del dito. Riscontro occasionale o conseguente a modica dolenzia riferita dal paziente durante la prensione (volante dell'automobile o martello ). La cisti, di consistenza duro-elastica, puo aumentare progressivamente di volume fino a diventare visibile sottocute.
Trattamento. Trattamento conservativo che consiste nella rottura della cisti con un semplice ago da siringa e in una eventuale infiltrazione di cortisone. Possibile la recidiva. Trattamento chirurgico, quando le dimensioni e i sintomi lo giustificano. Viene effettuato in anestesia locale ed in regime di day-hospital e consiste in una piccola incisione angolata o trasversa praticata sul profilo della cisti che viene rimossa insieme ad una piccola porzione di puleggia . E' consentito l'utilizzo immediato della mano.

 

Mano > Encondroma

Tumore molto frequente, costituito da proliferazione cartilaginea che si sviluppa prevalentemente all'interno di un osso (encondroma interno) o raramente all'esterno (encondroma esterno). Frequenti localizzazioni si hanno alle metafisi prossimali di omero e di femore, così come alle ossa tubulari della mano (prime falangi e metacarpi). Radiograficamente appare come un'area di osteolisi con limiti netti rispetto alla corticale. Generalmente la loro evoluzione è benigna, ma è possibile la degenerazione maligna a condrosarcoma nei casi in cui è più intensa la calcificazione. Il trattamento è chirurgico e prevede lo svuotamento e lo stipamento della cavità con innesti ossei.

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Mano > Tumore a mieloplassi o giganto cellulare

Nelle diverse casistiche sulle tumefazioni e le neoplasie della mano i tumori gigantocellulari delle parti molli sono per incidenza al secondo posto dopo le cisti artrogene. Con il termine tumore gigantocellulare delle parti molli della mano (TGC) si intende una forma di sinovite nodulare localizzata, mentre la sinovite villonodulare pigmentosa si identifica nella forma diffusa , peraltro ben più rara, se non eccezionale, all’arto superiore . L’aspetto macroscopico caratteristico è quello di una masserella brunogiallastra, di consistenza teso-elastica, con una capsula fibrosa e con fenomeni emorragici evidenti al taglio , che può colpire guaine tendinee, fascia palmare, legamenti od articolazioni . Clinicamente si manifesta con tumefazioni indolenti a lento accrescimento, talora associata ad erosioni ossee da impronta visibili radio graficamente o a lesioni tendinee.
Il vero problema di questa patologia è la ben nota tendenza a creare recidive locali, con percentuali molto variabili nelle casistiche, dal 7%  al 44% dei casi operati, facendola considerare per questi aspetti clinici e non istologici una neoplasia “a basso grado di malignità”. In realtà si pensa che rappresenti una forma intermedia tra neoplasia e fenomeno reattivo iperplastico a processi infiammatori cronici . La diagnosi pre-operatoria negli ultimi anni di solito non pone molti problemi: la presenza di una tumefazione indolente e teso-elastica alla mano, soprattutto nelle localizzazioni digitali fa evocare subito
il sospetto di trovarsi di fronte ad un TGC, e gli esami strumentali che effettuiamo possono aiutarci.
Le radiografie di solito sono mute, l’unico segno può essere una erosione a scodella da pressione localizzata, pur trattandosi di un reperto raro  A tale proposito e’stata segnalata la descrizione di casi con penetrazione e sviluppo all’interno dell’osso, ritenendo che in caso di lesioni osteolitiche all’interno delle falangi delle dita della mano anche questa diagnosi vada tenuta presente e non eliminata a priori, pur se in letteratura vengono
segnalati come casi rari. Più significativa l’ecografia. Con essa infatti si evidenziano al meglio i margini della lesione come massa ipoecogena ben delimitata con spots iperecogeni qualora inglobi tendini od altre formazioni.
In questi ultimi anni la RM è molto esplicativa, una diagnosi RNM preoperatoria si è rivelata corretta nel 91,6% dei casi.
L’anatomia patologica di queste lesioni è di solito molto chiara. L’aspetto macroscopico è  costantemente quello di passerelle bernoccolute, bruno-rossastre, con una capsula fibrosa apparentemente ben delimitata, tanto da renderci pressoché sicuri della diagnosi istologica già al tavolo operatorio. All’esame istologico giungeva costantemente la conferma: il tessuto sinoviale iperplastico presentava uno stroma fibroso con cellule staminali di tipo macrofagico (cellule A) e fibroblastico (cellule B), cellule schiumose di aspetto xantomatoso e cellule giganti plurinucleate pigmentate per depositi intra ed extracellulari di emosiderina .
Proprio l’esame istologico riveste la massima importanza, soprattutto ai fini prognostici. Infatti secondo i più moderni orientamenti TGC, sinovite villonodulare pigmentosa localizzata e sinovite villo nodulare diffusa rappresenterebbero una stessa lesione con diverso grado di aggressività. Più in particolare, similmente alla stadiazione della aggressività delle neoplasie maligne basata sull’indice mitotico, è stato proposto di determinare un indice proliferativo per il TGC, al fine di poter differenziare tra forme localizzate (con più basso indice proliferativo, minor tendenza alla recidiva e minor invasività) e forme diffuse (con un indice proliferativo più elevato, una maggior aggressività, più spesso con formazioni plurilobate a potenzialità destruente su tendini ed osso e parallelamente una maggior tendenza alla recidiva).
Il trattamento prevede l’escissione radicale della formazione, con ausilio di mezzi ottici per evitare di lasciare in situ i più minuscoli frustoli cercando in tal modo di prevenire la recidiva. Per quanto riguarda il trattamento sono fondamentali alcuni punti :

- effettuare sempre l’intervento con laccio pneumoischemico alla radice dell’arto;
- verificare costantemente se il tumore tende a penetrare nelle articolazioni e ad attraversare le dita dalla faccia volare alla dorsale od addirittura origini all’interno delle articolazioni;
- utilizzare ingranditori ottici per identificare i più piccoli frustoli ed eradicarli completamente.


In tutti i casi, anche se l’aspetto macroscopico è suggestivo, si effettua sempre l’esame istologico, a conforto dell’impressione diagnostica intra-operatoria.

 

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Mano > Tenovaginalite degli estensori

Trauma contusivo da schiacciamento alla mano sx in sede dorsale, con imponente tumefazione carpo-metacarpale; ha eseguito Ultrasuoni e bacinelle galvaniche con parziale beneficio, che gli ha permesso di riprendere una discreta attività manuale, anche se persiste dolore in sede estensoria.
Viene alla mia osservazione quasi due mesi dopo il trauma: un’ecografia dimostra “rigonfiamento delle guaine sinoviali tendinee dei tendini estensori in tenovaginalite con imbibizione edematosa dei tessuti molli”.
EO: evidente tumefazione della guaina del 2°-3°-4° MC mano sx, molto dolorabile; arrossamento cutaneo a tratti con colorazione bluastra tipo cianotico.
Diagnosi: “Tenovaginalite delle guaina degli estensori, edema dei tessuti molli carpo-metacarpali (periostite?) in esiti di trauma da schiacciamento

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Mano > Il dito a martello

Si definisce “dito a martello” l’atteggiamento che assume un dito quando viene colpito violentemente a livello della estremità e viene piegato improvvisamente verso il basso (Fig. 1). Ciò avviene solitamente quando il dito viene colpito da una palla durante una partita di pallavolo, di basket o di rugby oppure anche a causa di un gesto banale come ad esempio quando si sistemano le coperte di un letto. Responsabili della deformità a martello sono le bendellette laterali che si inseriscono sulla 3a falange. Normalmente a livello della articolazione interfalangea distale le dita si flettono di circa 70°- 80°.
La forza che colpisce l’estremità di un dito a volte è tale da determinare il superamento di tale limite e provocare la lacerazione sottocutanea del tendine estensore a livello della sua inserzione sulla falange distale. La forza può essere anche tale da rompere o strappare un piccolo frammento osseo dalla falange distale(LESIONE DI SEGOND ), nel punto di inserzione del tendine. Quando tutto ciò si verifica l’estremità del dito non può più essere raddrizzata e il dito assume la posizione che dà il nome alla malattia, ovvero“dito a martello . La lesione è inizialmente molto dolorosa e l’estremità del dito a livello della base dell’unghia diventa arrossata e tumefatta. Il trattamento puo’ essere incuento (con l’uso di un tutore in iperestensione) o cruento (sutura del tendine ed eventuale reinserzione del frammento osseo).
Disinserzione tendine estensore alla sua inserzione distale, con deformità a "martello".

Stax

Tutore dito singolo indicato nel trattamento di lesioni della parte distale del dito, della base dell'unghia o per il dito a martello.

CASI PARTICOLARI

 

Mano > Lesione tendine estensore lungo del pollice

Il muscolo estensore lungo del pollice è un muscolo posteriore profondo dell’avambraccio ed è mediale rispetto al muscolo abduttore lungo e al muscolo estensore breve.
È innervato dal nervo radiale (C6-C8) e con la sua azione estende la falange distale e abduce il pollice.
Nasce dal terzo medio della faccia poste­riore dell'ulna e dalla membrana interossea e si porta in basso e in fuori. Il suo tendine si impegna nel 3° condotto del legamento dorsale del carpo e passa sulla faccia dorsale del 1° osso metacarpale per inse­rirsi alla base della falange distale del pollice. Il tendine d'inserzione dell'estensore lungo del pollice delimita medialmente la tabacchiera anatomica. È questa una depressione visibile sulla parte latero-dorsale del carpo, quando il pollice è abdotto ed esteso.
I limiti laterali della tabac­chiera anatomica sono dati dai tendini dei mu­scoli abduttore lungo ed estensore breve del pollice. Sul fondo della tabacchiera passano l'arteria radiale e i tendini dei muscoli estensori radia­li del carpo (C6-C8). La rottura sottocutanea dell’ estensore lungo del pollice avviene tipicamente a livello  del suo punto di riflessione attorno al tubercolo del Lister, zona dove sono maggiori le frizioni e dove e’ stata dimostrata una minore vascolarizzazione.Pertanto lesioni degenerative tendinee, conseguenti a malattie reumatiche od a microlesioni verificatesi per fratture di polso o per violenti traumi distorsivi del polso, possono nel tempo non ripararsi correttamente, e, per il continuo microtrauma sulla zona di riflessione del tendine sul tubercolo di Lister, condurre alla rottura del tendine.Clinicamente si caratterizza per la impossibilita’ ad estendere l’interfalangea del pollice ed a retroporre il pollice mentre la mano viene appoggiata su un piano.La diagnosi e’ clinica, l’impiego dell’ecografia  e’ di notevole aiuto. Il trattamento e’ chirurgico e non puo’ essere quello di una semplice sutura termino terminale dei monconi in quanto degenerati e l’eventuale sutura avverrebbe in un punto di riflessione del tendine con scarse  garanzie di tenuta meccanica. Abbandonati  gli innesti tendinei , le trasposizioni sono gli interventi da preferire in quanto supportati da piu’ ampie casistiche. Ne sono state proposte diverse in passato,ma hanno riscontrato piu’ successo la trasposizione dell’ estensore proprio dell’indice e la trasposizione dell’ estensore radiale lungo del carpo .

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Mano > Pollice bifido

La polidattilia e’ una delle piu’ frequenti anomalie congenite della mano, e la polidattilia radiale, detta anche pollice bifido, ne e’ la forma piu’ comunemente riscontrabile. La sua incidenza varia da 1 su 713 a 1 su 12500 nascite esaminate. La duplicazione di pollice appare in maniere differenti a seconda dell’anomalie dello scheletro presenti. Un accurato studio clinico e radiografico deve essere sempre effettuato prima di indirizzarsi verso la procedura chirurgica da adottare: infatti il livello della duplicazione, il grado di ipoplasia di ogni componente digitale, la stabilita’ dell’articolazione, la deviazione dell’asse osseo quindi la clinodattilia e la contrattura in adduzione del pollice sono alcuni dei fattori che potrebbero condizionare, se non attentamente valutati, i risultati di un trattamento chirurgico. Fattore altrettanto importante e’ l’eta’ in cui viene effettuato l’intervento: l’attuale orientamento e’ quello di intervenire entro i primi anni di vita.

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Mano > Rara esostosi del radio

L'esostosi è un tumore benigno dell'osso molto frequente (dopo il fibroma non ossificante è il secondo tumore benigno dell'osso) di origine cartilaginea che origina a livello metafisario delle ossa lunghe. Le esostosi possono essere solitarie oppure multiple: in quest'ultimo caso si tratta di malattia delle esostosi multiple che è di origina ereditaria familiare.Colpisce con maggior frequenza il sesso maschile in particolare i ragazzi in età di sviluppo. Si manifestano come delle tumefazioni para-articolari, dure, non dolenti ed a lento accrescimento. L'eventuale presenza di dolore è dovuta all'infiammazione della borsa mucosa che si forma sul cappuccio cartilagineo dell'esostosi.
Le esostosi si possono localizzare nelle metafisi di tutte le ossa che si sviluppano per ossificazione encondrale. Possono essere colpite tutte le ossa lunghe, l'ileo, la scapola e, più raramente le vertebre. Raramente le ossa della mano e del piede.

Distribuzione per età, sesso e sede delle esostosi Solitarie

Le esostosi crescono durante lo sviluppo dello scheletro (quindi fino a circa 16-18 anni d'età) ma non devono invece più crescere in età adulta: quando ciò avviene è probabile la degenerazione maligna dell'esostosi .
La trasformazione maligna è estremamente rara (< 1%) e accade solo in età adulta: quando l'esostosi degenera, trasformandosi in un condrosarcoma, diventa sintomatica con dolore ed aumento progressivo di volume. La componente che degenera è il cappuccio cartilagineo.
I pazienti con malattia delle esostosi multiple hanno maggiore possibilità che un'esostosi degeneri perché hanno moltissime esostosi sparse nello scheletro: la probabilità che una di queste degeneri è pertanto più alta.
Le esostosi possono essere sessili o peduncolate: si presentano come delle protuberanze formate da osso maturo che nascono dalla superficie ossea metafisaria in continuità con l'osso trasecolare ospite. Spesso, specie se di piccole dimensioni, vengono occasionalmente scoperte durante esami radiografici eseguiti per altri motivi.
Trattamento: l'indicazione per la rimozione chirurgica dell'esostosi è solamente per motivi funzionali, estetici o per correggere eventuali deformità. Si consiglia di non asportare l'esostosi se non a fine sviluppo scheletrico. La rimozione dell'esostosi al solo scopo di prevenire un'evenuale e rara possibilità di degenerazione maligna non è indicata.

 

Mano > Lipoma gigante

Il lipoma rappresenta non solo la forma più comune di tumore benigno del tessuto adiposo, ma anche la condizione neoplastica non cancerosa maggiormente diffusa tra tutti i tessuti molli. Il lipoma è causato da un abnorme ed eccessivo sviluppo delle cellule lipidiche (cellule di grasso), che vengono circondate da capsule fibrose.I lipomi possono svilupparsi in qualsiasi area dell’organismo e si manifestano in entrambi i sessi, senza distinzione d’età e di razza. Le statistiche rivelano che l’1% della popolazione è affetta da varie forme di lipoma: nel bambino, le forme tumorali del tessuto lipidico si manifestano solitamente in concomitanza con la malattia Bannayan-Zonana (patologia genetica caratterizzata dallo sviluppo di emangiomi e lipomi multipli, associata a macroencefalia). La progressione del lipoma in tumore maligno è rara, seppur possibile (non ci sono, tuttavia, dimostrazioni attendibili che attestino una probabile evoluzione maligna).
In genere, i lipomi si espandono fino a 15 centimetri, ma in alcuni soggetti queste neoformazioni possono evolvere in forme grottesche (lipoma gigante) e pesare addirittura 5 chili.
I lipomi rappresentano rilievi sottocutanei palpabili; sono molli e non dolorosi al tatto. Si presentano come accumuli di grasso e, se non vengono rimossi, possono rimanere in situ per molti anni.Il quadro eziopatologico è incerto e si dovrà attendere ancora qualche anno di ricerca per capire la causa scatenante il lipoma: alcuni ricercatori ritengono che la predisposizione genetica sia il principale fattore predisponente. Altri studiosi reputano più attendibile la teoria secondo cui un trauma di entità relativamente consistente rappresenterebbe la causa principale del lipoma; nel caso in cui la neoplasia sia già in atto, un evento traumatico potrebbe potenziare la progressione dello stesso (lipoma post traumatico). Un’altra teoria mette in relazione il lipoma con l’alterazione dei geni dell’obesità, ma anche in tal caso mancano riscontri scientifici.
Lipoma della mano
Relativamente raro (<5% dei t.della mano) .Colpisce l’età media.E’ costituito da tessuto adiposo ben capsulato (tranne le “forme digitate”) e, spesso, plurilobato.La sintomatologia è in relazione alla localizzazione(compressione del nervo mediano).
FORME SUPERFICIALI: sono fluttuanti e molli
FORME PROFONDE: tendono a insinuarsi tra i piani fasciali
La chirurgia è semplice nelle forme capsulate e indaginosa nelle digitate.
I lipomi giganti sono neoformazioni benigne rare. La diagnosi differenziale deve essere fatta in prima istanza con lesioni maligne a prognosi peggiore come i liposarcomi. La RM è la migliore prova di studio di estensione locale. Una diagnosi definitiva non invasiva è però spesso impossibile. I l fibrolipoma del nervo mediano e  il liposarcoma a basso grado sono le diagnosi differenziali principali.Pertanto l’asportazione chirurgica radicale è l’approccio terapeutico di prima scelta. Vengono  riportati due casi clinici di particolare interesse per la localizzazione anatomica rara e per le dimensioni ragguardevoli della neoformazione.

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Mano > Carpal boss

Una lesione che si verifica molto di frequente e che attualmente è in aumento, è il "carpo gobbo" (le carpe bossu di Fiolle - 1931 e Iselin -1948), deformità iperostosica del Il° e III° metacarpale, dovuto ad un'azione lesiva determinata da microtraumi ripetuti, in conseguenza di distorsioni a livello delle articolazioni carpo-metacarpiche. Può presentarsi come osteofita o anche come os stiloideum, ossificazione accessoria da sviluppo embriogenico. l'os stiloideum è raramente isolato (2%). Più frequentemente è fuso con la base del secondo o terzo metacarpale (94%). A volte con il capitato o con il trapezoide.
La tumefazione nel carpal boss è più distale rispetto al ganglio sinoviale.
La valutazione radiografica deve comprendere Rx tangenziali per la regione carpo-II e III metacarpale.
Il trattamento chirurgico prevede l’osteotomia articolare inversa “a V”.

 

Mano > Le cisti da inclusione epidermica o epidermoide

Le cisti epidermiche sono lesioni frequenti nell'adulto e possono essere ritrovate in parecchie regioni. Sono di solito multiple con carattere familiare e sembrano trasmettersi con dominanza regolare di dimensioni variabili, ricoperte da cute normale o lievemente eritematosa che puo' in qualche caso aderire alla lesione: di consistenza teso-elastica o pastosa. Istologicamente la parete della cisti e' costituita da un epitelio pavimentoso polistratificato, simile a quello che costiuisce l'epidermide normale.
All'interno possono trovarsi depositi calcarei in uno stroma reazionale rappresentato da macrofagi e cellule giganti.
Patogeneticamente sono stati invocati :
- metaplasia epidermoidale cheratinizzante del canale escretore sudorale.
- evento post-traumatico prevede la traslazione di un frammento epidermico in seno al derma ed ivi avverrebbe la ripetizione dei caratteri epidermici e la trasformazione cistica del frammento ivi dislocato.

- In clusione epiteliale congenita a livello dermico con sviluppo tardivo in cisti.
Tale teoria giustificherebbe l'ereditarieta' delle manifestazioni.
Le cisti possono persistere per lungo tempo, ingrossare lentamente solo raramente scomparire. La complicanza piu' frequente e' la suppurazione e la fistolizzazione; la complicanza piu' rara ' la trasformazione metaplastica in epitelioma spinocellulare. La terapia migliore e' l'asportazione chirurgica,comprendente l'ablazione totale del sacco cistico.

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Mano > Amputazione apice 2° dito